Nel mio lavoro di psicoterapeuta mi accorgo che in molti pensano che l’attacco di panico sia soltanto un disturbo da combattere, un nemico da eliminare.
Ma se ti dicessi che per gli antichi greci era visto come il dono di una divinità?
Un segnale per recuperarti da una vita inautentica?
E se ti dicessi anche che la psicoterapia moderna ne conferma fondamentalmente la funzione benefica?
In questo video ti guiderò alla scoperta del lato luminoso dell’attacco di panico e ti spiegherò come trasformare questo sintomo in consapevolezza e forza vitale.
Nella parte finale ci saranno due approfondimenti legati al tema e vedremo in particolare i legami simbolici tra Pane e il diavolo e l’atteggiamento col quale Gesù gestiva le proprie emozioni.
Il timor panico, un dio che ti aiuta a ritrovare la strada perduta
Forse in pochi sanno che la parola panico deriva proprio dal dio Pan, un dio molto antico, metà uomo e metà capra, con le corna che sfioravano il cielo.
Pan aveva tante funzioni ma una in particolare lo rendeva gradito: era il protettore dei viandanti. E come li proteggeva?
Non portando acqua o armi, ma spaventandoli.
Come possiamo immaginare nell’antica Grecia sbagliare strada poteva essere fatale: potevi finire in un luogo senz’acqua, in mezzo ai nemici o comunque perdere tempo e denaro preziosi.
Ecco allora che Pan, nascosto tra alte fratte, lanciava un grido improvviso, un urlo che infondeva un terror panico così forte da fermarti all’istante. Quel terrore ti costringeva a interrompere il cammino e a cambiare direzione.
In altre parole, ti salvava.
Chiaramente dobbiamo interpretare tale favola mitologica in senso simbolico.
Per i greci, chi veniva colto dal panico non era un malato, ma anzi un privilegiato perché era stato aiutato dalla divinità a trovare la propria strada nella vita.
Era stato aiutato a non proseguire su una strada esistenzialmente scadente.
E sorprendentemente la psicoterapia moderna è perfettamente in linea col mito: l’attacco di panico diciamo che è un sintomo egodistonico, ti mette cioè davanti a qualcosa che non puoi ignorare.
Attacco di panico, se lo ascolti si dissolve
L’attacco di panico è un potente motore di cambiamento e proprio come nel mito arriva quando stai andando nella direzione sbagliata.
Questa psicodinamica si innesca perché dentro di te c’è un’emozione che non vuoi ascoltare.
Magari non si accorda con l’immagine che hai di te, con i tuoi schemi mentali, con le tue false credenze o con una tua dipendenza.
Allora inconsciamente la decapiti. L’emozione resta nel corpo, senza passare per la consapevolezza.
Il corpo a questo punto reagisce.
Il sistema nervoso simpatico si attiva: il cuore accelera, il respiro diventa rapido, i muscoli si tendono.
È la preparazione all’azione, fuggire o combattere (fight or flight).
Abbracciare magari.
Ma l’azione non arriva perché non riconosci l’emozione.
Questa carica resta quindi bloccata dentro di te e diventa cronica. A questo punto accade qualcosa che ti spiazza.
Hai la sensazione che il corpo ti stia sfuggendo di mano, il cuore accelera senza motivo apparente, ti spaventi e la paura stessa diventa il carburante che alimenta la tachicardia, innescando un circolo vizioso che sembra infinito.
Più temi il panico, più il panico cresce dentro di te. Quello che è fondamentale comprendere è che il panico, per quanto intenso, non è mai pericoloso. Nessuno è mai morto per un attacco di panico.
Non va combattuto, ma accolto. È la voce del dio pan che ti grida, fermati, stai andando nella direzione sbagliata. E se sai ascoltarlo, il sintomo può dissolversi con la stessa rapidità con cui è comparso.
Affrontare il panico con la terapia: riconoscere le emozioni negate
Il lavoro terapeutico consiste proprio in questo, dare spazio a quella voce interiore, riconoscere l’emozione rimossa che la genera e scoprire la strada verso cui vuole indirizzarti.
Immagina ad esempio una lunga relazione amorosa nella quale col passare degli anni a poco a poco hai cominciato a sentirti svuotato o magari addirittura vampirizzato, ma la tua dipendenza, la tua paura di rimanere solo non ti permettono di ammettere a te stesso questa verità.
Ti sei identificato così tanto con quella idea di coppia che ignori il disagio, lo neghi a te stesso e agli altri.
Stai andando avanti ostinatamente nella direzione sbagliata, ma ad un certo punto arriva PAN.
Tachicardia, fiato corto, sudore, vertigini.
Ti costringe a fermarti perché quello che stai ignorando è importante.
Molte delle persone che scelgono di iniziare un percorso di psicoterapia mi contattano proprio dopo aver incontrato PAN, ovvero l’esperienza del panico.
Il panico per quanto doloroso ha una forza trasformativa: ti costringe quasi inevitabilmente a guardarti dentro con più profondità e autenticità e a ritagliarti uno spazio per prenderti cura del tuo mondo interiore.
In questi momenti l’intervento del terapeuta può rivelarsi particolarmente efficace perché chi vive questo sintomo si trova già vicino ad una svolta interiore.
Spesso basta un piccolo sostegno per favorire un cambiamento davvero significativo.
Coerentemente, con quanto detto finora, si tratta semplicemente di aiutare il paziente a riconoscere le proprie emozioni negate.
Una volta messo in moto tale processo, spesso nel giro di due o tre sedute, il paziente va incontro ad una remissione quasi totale dei sintomi che lasciano il posto ad una maggiore consapevolezza. Il panico proprio come nel mito è una guida brusca ma preziosa, non un nemico, ma un alleato che ti riporta a te stesso, verso una vita più autentica.
Per cui la prossima volta che lo proverai invece di chiederti “Come faccio a farlo passare?”, chiediti: “Quale strada sto percorrendo che non è la mia?”
Se le emozioni sono un pericolo, allora pan è il Demonio
Vorrei ora soffermarmi su un aspetto delicato ma estremamente istruttivo da un punto di vista psicologico. Forse molti di voi avranno già notato che pan con le sue corna e le sue zampe caprine ricorda da vicino l’immagine iconografica del diavolo.
Questa sovrapposizione non è casuale.
Affonda le sue radici in certe correnti religiose che hanno visto nel corpo e nelle emozioni un pericolo e nella loro repressione una via di salvezza.
In questa prospettiva pan, il Dio che invita l’essere umano a riconoscere le emozioni represse è stato trasformato in una figura demoniaca.
Ma le autentiche scuole sapienziali non hanno mai insegnato a reprimere le emozioni.
Hanno piuttosto indicato come trascenderle, sublimarle, incanalarle verso un’ottava più alta.
Come viveva le emozioni Gesù? L’insegnamento del maestro per capire il valore dell’attacco di panico
Del resto, lo stesso Gesù vive le sue emozioni in modo pieno e autentico!
Si accende ed ira come tutti sanno contro i cambiavalute fino a usare un frustino.
Piange di tristezza per l’amico Lazaro.
Si meraviglia anche quando Nazaret non riesce a compiere le sue guarigioni.
Nel Gezzemani confida ai discepoli che il suo cuore è angosciato fino alla morte.
Allora, se Gesù non ha temuto di vivere rabbia, tristezza, meraviglia, angoscia, perché mai noi dovremmo rinnegare le nostre emozioni?
Ti ricordo che sono disponibile a svolgere consulenze online oppure dal vivo nel mio studio di Roma Prati, prenotando tramite messaggio whatsapp al numero 392-6560-624.
Grazie dell’ascolto, ti auguro una buona giornata.