In questo secondo video della serie “Trappole mentali” vorrei parlarvi di un altro di quei meccanismi di cui finiamo spesso vittime senza accorgercene. Spesso, cerchiamo di risolvere dei problemi interiori, legati al nostro mondo psichico ed emotivo attraverso operazioni concrete.

A partire da questa trappola mentale si innestano e si dispiegano la maggior parte dei disturbi mentali di cui soffre la nostra società: disturbi del comportamento alimentare, alcolismo, tossicomania, nevrosi ossessive, difficoltà a tollerare la solitudine, dipendenza affettiva, deficit genitoriali, autostima inadeguata.

 

 

Risolvere un problema emotivo con un’azione concreta: tentativi fallimentari

Salve a tutti, in questo video vi parlerà di un’altra trappola mentale che potremmo definire come il tentativo di risolvere un problema interiore, psichico, emotivo attraverso un’azione posta invece su un piano concreto e materiale.

Cerchiamo di capire come un assetto di questo tipo porti inevitabilmente incontro alla sofferenza.

Allora, innanzitutto perché tentativi di questo tipo risulteranno invariabilmente fallimentari. A partire da questo, il soggetto, senza neanche averne la piena coscienza, tenterà di sostituire alla qualità la quantità. Ovvero, proprio perché questi tentativi non centrano mai l’interiorità, non riescono mai a toccare veramente l’origine del problema, dopo un po’ tenderanno a cadere dentro una reiterazione cieca e impotente, un po’ come quella del criceto che ocrra dentro la sua ruota senza arrivare mai da nessuna parte.

Un assetto di questo tipo, in alcuni casi, può arrivare a configurare un quadro nevrotipo ossessivo-compulsivo, con la comparsa di rituali che possono giungere a consumare anche gran parte del tempo e delle energie mentali e fisiche del soggetto.

Il quadro nevrotico ossessivo-compulsivo: un caso clinico

Cerchiamo ora di inquadrare questo tipo di dinamica all’interno anche della vita quotidiana attraverso un esempio clinico.

Ricordo il caso di un ragazzo – che presi in carico qualche anno fa – che cercava di combattere il fatto di sentirsi sporco, lavandosi compulsivamente tutto il corpo, in particolare le mani, anche 40 o 50 volte al giorno. Questo gli stava causando oltre al disagio che abbiamo detto prima, anche problemi di tipo organico cioè delle dermatiti, anche di una certa importanza.

Ricordo che questo percorso terapeutico poté essere concluso con un successo e la chiave di volta fu proprio quella di poter spostare l’ago della bilancia da una cura materiale a una cura del mondo interiore. In particolar modo, i sintomi di questo ragazzo si sciolsero quando egli poté capire, non solo a livello cognitivo ma anche di pancia, che questo senso di sporco non sarebbe mai andato via con una saponetta- quindi con un oggetto concreto ma mettendo in discussione un modello familiare e un’educazione nella quale delle sane e fisiologiche pulsioni sessuali venivano etichettate come qualcosa di sporco.

Cercare di colmare il vuoto con un oggetto concreto: la bulimia

E’ interessante vedere come questa trappola possa cambiare contenuti, possa cambiare vestito ma si ripresenti in vari contesti mantenendo inalterata la sua struttura di base, il suo meccanismo.

Pensiamo ad esempio ai disturbi alimentari, dove in molti casi dietro una bulimia si nasconde il tentativo più o meno cosciente della persona di riempire un vuoto interiore, affettivo, con un oggetto concreto, inquesto caso il cibo. Non a caso si parla di fame d’amore.

E proprio perché – come diceva Gesù – non di solo pane vivrà l’uomo, nessun oggetto può colmare un vuoto emotivo, la persona tende a cadere in una reiterazione ossessiva e patologica.

Ferite dell’autostima e iper-efficientismo

Oppure pensiamo a quei casi in cui le persone non abbiano ricevuto un amore incondizionato dalla famiglia e abbiano ricevuto in questo modo delle ferite narcisistiche, delle ferite nell’autostima. E che cerchino quindi di superare un senso opprimente di inadeguatezza attraverso un iper-efficientismo, attraverso la ricerca di successi posti sul piano concreto (monetario, lavorativo, sociale…). Vediamo poi quello che accade è che a ogni successol la persona prova un momento di euforia che è sempre più breve e che poi lascia il passo a una depressione sempre più profonda, nella misura in cui il soggetto si rende conto che, per quanti successi possa ottenere, questo senso di inadeguatezza non va mai via.

Sollievo momentaneo e vera serenità

Ovviamente è possibile aiutare una persona del genere a ritrovare la serenità, a patto però di spostarsi dal concreto all’interiore.

In questo caso sono molti i livelli su cui si può lavorare. Un approccio molto utile è anche meditare sulla realtà del fatto che ognuno di noi ha sempre lo stesso valore che è infinito. Questo valore noi lo abbiamo dal primo giorno in cui nasciamo fino alla morte. Questo valore non può né diminuire né esserci tolto né possiamo aumentarlo.

Dobbiamo capire l’assurdità del poter conquistare il valore di ciò che siamo veramente.

Il valore di ciò che siamo veramente lo abbiamo già . Dobbiamo solo poterlo sentire e poterlo accogliere perché è un dono che abbiamo ricevuto.

Per concludere questo video, vorrei riportare anche le parole di Gesù – che non viene pensato qui in senso religioso ma come un maestro. In particolare vorrei citare l’episodio in cui Gesù incontra la Samaritana nei pressi del pozzo e le dice: “Guarda che se tu berrai di quest’acqua, avrai ancora sete. Mentre se berrai l’acqua che ti darò io, non avrai più sete in eterno perché l’acqua che ti darò genererà in te una fonte che zampilla acqua verso la vita eterna”.

Diciamo che la parola di un grande maestro può essere vera sotto diversi punti di vista.

Da un punto di vista terapeutico, possiamo pensare a queste parole come a un messaggio nel quale viene detto che fintanto io cerco di superare una mia inquietudine interiore attraverso un’acqua materiale (un oggetto), io instaurerò con questo oggetto una relazione tossica.

Fintanto che io non trovo dentro di me una pace e cerco di risolvere attraverso un oggetto, questo oggetto non basterà mai.

Come una dose che può darmi un sollievo momentaneo ma poi ho bisogno di reiterare, di averla ancora e ancora. E mi troverò sempre insoddisfatto.

Mentre Gesù vuole dirci che se tu puoi ascoltare, prenderti cura, nutrire il tuo mondo interiore, in quel momento può veramente trovare la serenità e la pace.

 

 

 

Dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta Roma Prati

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Guarda gli altri video della serie sulle trappole mentali

#1 Trappole mentali: Odiare l’angoscia

#3 Perseo e medusa: la trappola della pesantezza

#4 La trappola dell’amore impossibile

 

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