Salve a tutti, in questo video parleremo di mal di testa ed emicrania e lo faremo servendoci della potenza simbolica del mito greco, che come è noto è in grado di metterci in contatto con le dinamiche e gli elementi più profondi della vita umana

Il mito riesce per così dire ad aprirci la testa.

Uso questa immagine della testa che si apre perché come vedremo è coerente con la favola che mi appresto a narrare.

In quest’antica favola, Zeus, il padre degli dei viene improvvisamente colto da un violento mal di testa. Per questo, convoca a sé Efesto, il fabbro degli dei, e lo supplica di colpirlo con una scure al centro della fronte. Efesto dapprima ha paura che Zeus possa vendicarsi su di lui ma poi prende coraggio e conficca la lama dell’ascia nel cranio di Zeus, dal quale improvvisamente e meravigliosamente viene alla luce Atena, questa dea potentissima che è la dea della guerra, delle arti e della scienza.

A questo punto il padre degli Dei è molto soddisfatto sia perché si è liberato del mal di testa sia perché ha dato alla luce una divinità così importante.

il significato simbolico di questa antica favola è piuttosto evidente.

Il mal di testa psicosomatico: sintomo di qualcosa che vuole venire alla luce

In psicanalisi si dice che noi attraverso il sintomo psicosomatico esprimiamo nel corpo ciò che non riusciamo a esprimere attraverso la parola o il nostro comportamento.

Quando ho svolto il mio tirocinio presso l’ospedale San Carlo di Nancy, nel centro cefalee, trattavo continuamente con persone che soffrivano di emicrania. Osservandole, mi accorgevo che quando la persona aveva modo di esprimere quello che aveva dentro, dopo un po’ il mal di testa passava in secondo piano.

Dopo un po’ il mal di testa non aveva più così tanta importanza.

È esattamente quello che accade all’eroe di questa favola.

Zeus si libera dal sintomo psicosomatico quando riesce a tirar fuori quello che ha dentro la testa ed è significativo che quello che tira fuori è qualcosa di importante e molto bello.

Il mito ci suggerisce che spesso ciò che tratteniamo può essere lo spirito guerriero che è dentro ognuno di noi, la rabbia che può essere incanalata in assertività.

Altre volte può trattarsi di talenti, intesi in senso artistico e quindi degli aspetti creativi o dei talenti cognitivi, legati alla scienza.

Mal di testa psicosomatico: reprimere il talento porta alla sofferenza

Questo è coerente anche con la parabola del Vangelo dedicata ai talenti in cui il servo che aveva sotterrato il proprio talento, sprecandolo in un certo senso poiché non lo mette a frutto, va all’Inferno.

Nel Vangelo, il talento è inteso letteralmente come soldo ma può essere interpretato anche come risorsa interiore. Andare all’inferno più che come punizione celeste potremmo vederla anche come una sofferenza, nel nostro caso il mal di testa.

Reprimere i nostri talenti ci porta a soffrire.

Curare il mal di testa psicosomatico: il coraggio della terapia

È importante non trascurare un elemento esoterico centrale in questa antica favola, che è quello relativo al coraggio.

Per poter portare alla luce la dea Atena che è in ognuno di noi, per poter slatentizzare queste importanti risorse dobbiamo però mostrare lo stesso coraggio avuto dal re degli dei.

In effetti ci vuole coraggio per chiedere al fabbro Efesto di infliggersi un colpo d’ascia nel cranio.

È importante comprendere come questa immagine anche cruenta sia la metafora di un processo terapeutico.

Efesto può rappresentare molto bene il terapeuta che deve in qualche modo penetrare all’interno della testa del paziente e deve poter rompere quella che in psicanalisi viene chiamata corazza caratteriale.

Solo in questo modo il paziente può portare alla luce i propri talenti e liberarsi del sintomo psicosomatico.

Psicoterapia per i disturbi psicosomatici: l’importanza di far sentire a proprio agio il paziente

In relazione all’argomento, risulta interessante notare come la parola Cor-aggio può essere intesa come il cuore che si trova a proprio agio.

Il coraggio che il terapeuta deve poter far emergere nel paziente va anche inteso come la possibilità che ha il terapeuta di far sentire accolto e a proprio agio il cuore del paziente, che in questo modo riuscirà a superare i propri ostacoli e a lasciar andare delle vecchie zavorre.

Il sintomo psicosomatico come occasione

Un ultimo punto che voglio sottolineare è che questa favola ci suggerisce anche che il sintomo psicosomatico può essere visto non soltanto come una maledizione da dover combattere.

Ma anche come una chiamata del nostro mondo interiore che ci chiama a poter lasciare andare ciò che non ci serve più in favore della possibilità di slatentizzare delle importanti risorse che dormono sepolte nel nostro profondo.

 

A presto,

Dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta Roma Prati

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