“Sii guarito, la tua fede ti ha salvato”.

La verità esoterica di questa esclamazione non riguarda soltanto il Vangelo e le molte guarigioni operate da Gesù. Ma si manifesta ogni giorno, in ogni guarigione psichica e psicofisica portata a compimento nell’uomo per mezzo della Consapevolezza.

Senza fede, non c’è guarigione.

Prova ne è che lo stesso Gesù a Nazaret non può compiere che poche guarigioni poiché nella sua regione tutti lo conoscono come un semplice falegname e non riescono ad aver fede nel suo potere taumaturgico.

Infatti, in Marco leggiamo queste righe sconvolgenti:

“Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non tra i suoi parenti e in casa sua”. Lì non poteva compiere nessun prodigio. Ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità”.

Punti di contatto tra Psicoterapia e Vangelo

Nei miei video metto continuamente in connessione gli infiniti parallelismi tra psicoterapia e Vangelo (qui potrai trovare la playlist dedicata a Psicoterapia e Vangelo). E insisto su questo punto perché più si scava a fondo in questo ambito, più risulta evidente come queste corrispondenze non possano in nessun modo essere liquidate come semplici coincidenze prive di significato.

Ricordiamo ancora come “Psiche” vuol dire Anima.

Per cui psicoterapia indica letteralmente “cura dell’anima” e in effetti in questo passo emergono due incredibili parallelismi.

Non si può guarire se non si crede nel processo terapeutico

Il primo riguarda il fatto che così come nessun terapeutica non potrà guarire un paziente che non creda nel processo terapeutico, allo stesso modo Gesù non può guarire coloro che sono privi di fede.

In tal senso inoltre, è interessante notare come nella preparazione delle sue opere di guarigione, Gesù non chiedeva ai sofferenti di aver fede in Dio.

Chiedeva semplicemente di aver fede nel processo taumaturgico stesso. E vediamo esattamente coem avviene in terapia, il processo di guarigione non è mai unidirezionale, ma sempre relazionale e prevede come fattore essenziale la partecipazione attiva del paziente.

Non è lecito guarire parenti o amici

Anche il secondo parallelismo risulta molto interessante e riguarda il fatto che tanto Gesù quanto il terapeuta non possono curare i propri parenti e conoscenti.

Colui che conosce la storia del guaritore, infatti, rimane troppo legato alle illusorie forme della storia per contattare attraverso di lui l’Essere senza tempo e senza forma.

Molto spesso la guarigione consiste nella possibilità di sciogliere un sovrappiù di passato e proprio per questo tale processo risulterà meno fruibile se il paziente percepisce il guaritore attraverso la lente della sua storia.

L’episodio dell’emorroissa e la speranza nel cambiamento

Per addentrarci ulteriormente nel mistero delle guarigioni operate da Gesù attraverso la forza della fede risulta senz’altro utile ricordare l’episodio dell’emorroissa.

“Ora una donna che soffriva da dodici anni di emorragia gli si accostò di dietro e toccò la frangia del suo mantello. Diceva tra sé: “Se riesco anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata. Gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del mantello. E subito il flusso di sangue si arrestò. Gesù disse: “Chi mi ha toccato” Mentre tutti negavano Pietro disse: “Maestro, la folla ti stringe da ogni lato e ti schiaccia”. Ma Gesù disse: “Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che è uscita una forza da me”.

Allora la donna vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e gettandosi ai suoi piedi dichiarò davanti al popolo il motivo per il quale lo aveva toccato e come era stata subito guarita. Egli le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Vai in pace”.

Questi versetti sono straordinari perché mettono molto bene in evidenza come la donna sofferente guarisca per mezzo di una profonda convinzione, senza neppure l’intervento consapevole e volontario di Gesù. Vediamo che a volte la persuasione, la fede nella guarigione, possono risanare una persona anche senza l’intervento diretto del guaritore.

Devo dire come questo si verifichi molto frequentemente nell’ambito del mio lavoro, della psicoterapia.

Non è raro che il paziente riferisca di un incredibile miglioramento verificatosi ancor prima dell’incontro col terapeuta e già subito dopo aver preso appuntamento con lui.

A volte, quindi, come avviene nell’emorroissa, la sola speranza in un cambiamento basta a portare un grande ed effettivo beneficio.

Se consideriamo che la parole fede deriva dal latino “fides” che significa essere persuasi, credere, realizziamo come tale assunto non rimanga circoscritto a una dimensione spirituale, ma costituisca un elemento studiato e conosciuto anche in ambito clinico e scientifico.

Un ateo convinto come Irvin Yalom, professore emerito di psicoterapia psicoanalitica a Stanford nonché scrittore noto a livello planetario, afferma che il principale fattore di guarigione in psicoterapia è proprio la speranza, la fede nella possibilità di un cambiamento positivo.

La profezia auto-avverantesi

Il suddetto processo mentale riconosciuto in modo unanime da tutta la comunità scientifica in ambito psicoterapico è legata alla dinamica nota come profezia autoavverantesi o effetto Pigmalione. Secondo tale principio, credere che un determinato evento possa accadere rende effettivamenet più probabile che esso si verifichi concretamente.

In effetti, tanta parte del mondo che percepiamo è prodotta dalla nostra mente.

Abbiamo più potere di quanto non immaginiamo di rendere il nostro mondo un incubo o un sogno luminoso. Gran parte di quello che viviamo è regolato infatti dai nostri bias, dalle nostre convinzioni interiori, appunto dalla nostra fides.

Il problema è che nella maggioranza tali schemi agiscono a livello inconscio, escludendo la coscienza e la volontà della persona dal processo di creazione della realtà.

Il mago, invece, per usare un termine caro a Jodorowsky, non permette che la mente crei il mondo in modo automatico, non si fa agire passivamente dai propri schemi mentali ma anzi agisce sulla propria mente per creare il mondo in modo attivo, consapevole e intuitivo.

Tale verità esoteriche vengono messe in scena nel potentissimo film “Matrix” in cui il protagonista Neo si è risvegliato, comprendendo come la vita rappresenti fondamentalmente un sogno. E dopo aver imparato a pilotare il sogno, gli basta pronunciare un “No” detto con vera fede, per fermare le pallottole a mezz’aria. Neo rappresenta la metafora dell’uomo che riesce a realizzare perfettamente la divinità che risiede in lui.

È evidente come questo film rappresenti per immagini le parole di Gesù che ammaestra i discepoli dicendo “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso, sradicati e va a piantarti nel mare e vi obbedirebbe”.

 

Ottenere ciò che si desidera con sincerità, convinzione e fede

Sullo stesso tema, secondo Yogananda, le parole cariche di sincerità, di convinzione, di fede e di intuizione sono come delle bombe vibratorie che, fatte esplodere, frantumano le rocce della difficoltà e producono l’effetto desiderato.

E ancora vediamo insieme come lo stesso concetto viene espresso in modo vibrante dal canto iniziale di Giovanni in cui ciò che dà forma al mondo è il Verbo, inteso come potente affermazione animica.

“In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Doi, tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”.

La legge dell’Attrazione

Queste stesse idee sono anche alla base della tanto abusata e fraintesa Legge dell’AttrazioneLa maggioranza utilizza questa potente formula in senso egoico, pervertendone in tal modo la natura e rendendola del tutto inefficace.

In tal senso, ciò che in molti non vogliono capire è che i desideri che possiamo realizzare non sono mai quelli del nostro Ego narcisista, ma soltanto quelli espressi dal nostro Sé più profondo e autentico. Quando la Legge dell’Attrazione viene usata in senso egoico per ottenere potere, successo e amore possessivo, cade inevitabilmente nel vuoto, nel ridicolo e nel patetico.

Vorrei ricordare la seguente frase pronunciata da Gandhi:

Il desiderio sincero e puro del cuore è sempre soddisfatto. Nella mia esperienza personale ho sempre vista confermata questa regola. Pormi al servizio dei poveri è sempre stato il mio desiderio”

Capiamo bene come la grande anima, Gandhi, può portare a compimento tutti i suoi desideri e ha il potere di cambiare il destino di intere nazioni perché è un Santo privo di Ego.

La Legge dell’Attrazione se non viene governata dalla consapevolezza profonda perde ogni potere e significato.

Il senso psicologico della Preghiera

Consideriamo anche come il senso psicologico della Preghiera ribatta sullo stesso tema:

Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa”

Gesù insegna ai discepoli come sia possibile ottenere ciò che si desidera con fede sincera e a partire dal Sé profondo. Non a caso Lacan, l’ultimo dei grandi analisti, assegna alla preghiera una funzione psichica di grande importanza. Secondo lo studioso francese, attraverso l’esperienza desiderante della preghiera, l’individuo ottiene il beneficio risanante di entrare in contatto e comunicare con l’altro esiliato che dimora negli stati più profondi del nostro essere.

Ancora una volta vediamo come psicoterapia e spiritualità si muovono sullo stesso piano.

 Il potere della ripetizione di un’asserzione pronunciata con fede

In effetti vediamo come sono moltissimi gli approcci e le scuole sapienziali che attribuiscono grande potere terapeutico e trasformativo a tecniche basate sulla ripetizione di affermazioni pronunciate con fede e persuasione. Declinata in diversi modi troviamo tale pratica nella PNL, Programmazione Neurolinguistica, nella formulazione del Sankalpa durante la meditazione di Yoga Nidra, nell’utilizzo di diversi mantra, nelle visualizzazioni guidate, nella terapia gestaltica.

Anche nella semplice psicoterapia è clinicamente utile che il terapeuta ripeta più volte, con piena convinzione, un certo tipo di interpretazione o affermazione.

In tal senso mi viene in mente una scena estremamente commovente del film “Genio ribelle” in cui il terapeuta ripete per circa una decina di volta una stessa identica affermazione carica di vibrante verità: “Non è colpa tua! Non è colpa tua!”

Dopo la prima affermazione terapeutica, il paziente rimane abbastanza indifferente e replica con aria di sufficienza: “Sì, lo so, lo so”. Ma già dopo la quinta ripetizione si commuove, dicendo al terapeuta: “Non mi prenda in giro”.

Ma alla fine, accogliendo appieno quel significato dentro di sé, scoppia in un pianto fragoroso, catartico e risanante.

Il protagonista del film viene guarito attraverso la ripetizione potente e vibrante di un’asserzione pronunciata con fede, con piena convinzione.

 

Il maleficio: dire male di noi stessi ci danneggia

Ma nel fenomeno che stiamo trattando, così come in ogni potente dinamica psichica, esiste anche un lato oscuro della medaglia.

Poiché così come delle affermazioni costruttive possono guarirci, è altrettanto vero che delle maledizioni – ovvero delle affermazioni maligne e negative – possono danneggiarci in modo profondo.

In tal senso, risultano davvero impressionanti le ricerche dello psichiatra italiano Nicola Lalli sul vudù, ricerche che ancora oggi fanno parte dei libri di testo di psichiatria all’università La Sapienza di Roma. Egli ha osservato come degli individui siano morti senza nessuna causa naturale dopo aver subito un maleficoi da un sacerdote vudù. È davvero inquietante realizzare che la mente di queste persone si è spenta senza nessun motivo organico evidente.

Lalli dice che la loro mente si è spenta come un televisore.

Ma al di là dell’aspetto impressionante di tali fenomeni, ciò che occorre comprendere è che secondo lo psichiatra un maleficio di quel tipo non avrebbe alcun potere su una persona che non avesse una forte fede, una forte credenza nel vudù.

Anche senza giungere a questi fenomeni estremi, occorre comprendere come nella maggior parte dei disagi mentali giochino un ruolo di primo piano le convinzioni interiori inconsce e patogene. Mi sembra del tutto intuitivo che se i miei genitori mi hanno ripetuto molte volte con forza di essere stupido o di essere cattivo, è molto probabile che tale falsa e dolorosa convinzione influenzerà negativamente tutto il resto della mia vita, finché non riuscirò a estirparla attraverso un profondo processo terapeutico.

Per la stessa ragione, il genio della letteratura Kafka raccomandava di non insultare mai noi stessi poiché tali affermazioni negative autoriferite possono agire in modo profondamente deleterio sul nostro umore e sulla nostra autostima.

Ciò che occorre realizzare è che proprio la credenza profonda, la fede che può tanto risanare e salvare e guarire quanto distruggere.

Dobbiamo comprendere che gran parte del mondo lo creiamo noi con la nostra mente nel momento in cui crediamo a una determinata immagine.

 

Vi ricordo che è possibile partecipare a dei gruppi di psicoterapia e di crescita personale sia online sia in presenza qui nel centro di psicologia e psicoterapia Il Filo di Arianna, a Roma Prati, prenotando un appuntamento tramite un messaggio whatsapp al  3926560624

Grazie dell’ascolto, vi auguro una buona giornata.

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