Salve a tutti,

in questo video voglio approfondire dal punto di vista terapeutico quello che Gesù considerava il più grande insegnamento in assoluto. Vedremo insieme a chi vorrà seguirmi come tale prezioso precetto sia in grado di spiegare e dissolvere la maggior parte delle contraddizioni e delle sofferenze legate all’amore di coppia.

Grazie davvero a tutti quelli che si stanno iscrivendo, entriamo subito nel vivo del tema.

Rispondendo alla domanda rivoltagli sul primo degli insegnamenti, Gesù disse: “Amerai il signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questo”.

Certo che se Gesù avesse detto ama il tuo compagno o compagna sopra ogni altra cosa, allora ad oggi saremmo stati una società di santi e persone felici.

Ma egli – come sappiamo – ha dato un’indicazione completamente diversa.

 

La radice della Sofferenza relazionale nell’amore esclusivo di coppia

A tal proposito, potremmo chiederci se tanta sofferenza relazionale patita dalla nostra società non abbia a che fare con l’enorme scarto dalla via segnata da un grande maestro spirituale come Gesù e l’assetto emotivo assunto dalla maggioranza, basato non tanto sull’amore universale quanto piuttosto sull’amore di coppia.

Il più importante precetto posto da Gesù ci dice infatti che porre una relazione speciale come fulcro centrale della vita conduce verso l’idolatria e quindi inevitabilmente verso la sofferenza psicologica.

Gesù non ci sta dicendo che sia sbagliato l’amore di coppia, ma ci fa intendere come esso rappresenti solo uno dei tanti modi in cui il nostro amore è chiamato a profondersi verso tutto e tutti.

L’amore di coppia non smarrisce il sentiero della pace e della salute a patto che si fondi sulla consapevolezza di costituire un mezzo e non il fine.

A patto di essere vissuto come uno dei tanti varchi verso l’assoluto piuttosto che come l’Assoluto stesso.

Amare il nostro Sé profondo e la natura

Il maestro dei maestri ci insegna infatti ad amare il nostro Sé profondo, la natura e l’universo intero.

Ci raccomanda di amare il nostro prossimo, gli amici e finanche i nemici.

Penso che i tempi siano maturi per cominciare a comprendere come Gesù non desse leggi e non ponesse dogmi per fondare una sua religione, piuttosto egli come un potentissimo psicoterapeuta ante litteram guidava la società a prendersi cura della dimensione psichica della vita e del mondo interiore che lui chiamava Regno dei Cieli.

In effetti, l’amore idolatrico genera sofferenza in chiunque.

Per cui la comprensione e il superamento di tale trappola mentale è utile a tutti e non riguarda tanto la fede in una religione quanto la nostra salute psicologica.

La trappola dell’amore idolatrico

Ma per comprendere con chiarezza la trappola dell’amore idolatrico che in misura minore o maggiore riguarda ognuno di noi, dobbiamo addentrarci in un discorso abbastanza impegnativo.

Per iniziare a farci strada in tale complessa dinamica, ti chiedo di immaginare una scena piuttosto comune.

Visualizziamo due giovani ragazzi belli e fortunati che chiameremo Marco e Mirella. Immaginiamoli di sera, nel contesto di un’importante via di Roma, davanti alle vetrine illuminate di un locale elegante mentre si abbracciano e si baciano con passione, dichiarandosi l’un l’altro amore reciproco e promettendosi una vita splendente di intesa, erotismo, benessere e felicità.

A pochi metri da loro sta un senzatetto, una persona sofferente, povera, sporca, sprofondata dalla testa ai piedi nel disagio.

Marco e Mirella, come sempre avviene in questi casi, non fanno caso al sofferente, non lo considerano, lo escludono quasi dal loro campo percettivo.

Certo non è lui l’oggetto del loro amore.

I due giovani si stanno avviando verso una casa calda e accogliente a fare l’amore in modo meraviglioso e il loro istinto gli dice che quel mendicante maleodorante e malato steso in terra non ha nulla a che fare con il loro avvenire, fatto di salute e forza.

Ora, dopo aver immaginato questa situazione, ti pongo una semplice domanda:

Secondo te, quello tra Marco e Mirella, è vero amore?

La risposta è no. Il loro non può che essere un amore egoico, uno scambio, un contratto, un’illusione destinata a svelare presto o tardi il suo lato marcio e malato e a convertirsi in sentimenti di delusione e risentimento.

Per fare chiarezza, torniamo ancora alla nostra coppia di giovani.

Marco e Mirella, esattamente come milioni di altre coppie, dopo anni di elaborate esplorazioni sentimentali e sessuali, hanno ottenuto un’alleanza speciale col partito più appetibile che potessero permettersi a partire dalle loro specifiche risorse.

Certo che la cinica e fredda legge darwiniana che muove tale ricerca amorosa di stampo animale non è del tutto consapevole. E viene edulcorata dalla nostra mente che mente attraverso il filtro dei più vari sentimenti romantici.

Cercare nell’altro la salvezza

Fatto sta che non c’è da stupirsi se dopo un tale investimento di vita, Marco e Mirella ripongano l’uno nell’altra moltissime aspettative.

Dal partner, infatti, ci si aspetta tantissimo: una soddisfazione sessuale, energetica, emotiva ed economica. Ci si aspetta la possibilità di costruire una casa, un patrimonio, una rete relazionale, una famiglia, forse addirittura il raggiungimento di un qualche prestigio sociale.

Diversi studi di psicoterapia esistenziale e spirituale (ne parla anche Yalom), ci dicono che da un punto di vista un po’ più profondo, simbolico ed inconscio, i partner si aspettano anche l’uno dall’altra l’ottenimento di una compensazione esistenziale, l’ottenimento di una felicità e addirittura una qualche forma di salvezza nei confronti della morte stessa.

Ma ovviamente Marco e Mirella non si aspettano nulla dal senzatetto.

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Immagine di Freepik

E qui andiamo a toccare un elemento fondamentale. È evidente come egli non rivesta nessun ruolo nel loro progetto di vita ed è precisamente per questo che non lo amano.

Questo è il punto.

Il loro amore non è che uno scambio, che ha senso solo nella misura in cui rimane vantaggioso. Dopodiché si trasforma quasi sempre in abbandono, lotta e a volte addirittura in vendetta.

Infatti, se Marco si accorgesse che la partner non è in grado di soddisfare le sue aspettative, poniamo che improvvisamente Mirella non fosse più in grado di gestire il proprio patrimonio economico, se si lasciasse andare fisicamente fino a perdere gran parte della propria bellezza, se smarrisse la propria energia e carisma, se dovesse risultare in seria difficoltà nelle proprie relazioni sociali e nel proprio comportamento sociale, egli ne sarebbe oltremodo deluso.

Ne soffrirebbe terribilmente e con tutta probabilità si disamorerebbe immediatamente di lei.

Proprio come accadrebbe a Mirella a parti invertite. Risulta abbastanza evidente come in questo cosiddetto amore nel profondo si rimanga perfettamente soli.

Tornando ad approfondire ulteriormente il caso di Marco e Mirella, occorre comprendere come questi due giovani, anche se non hanno la maturità spirituale per rendersene conto, non hanno mai amato nessuno di amore vero.

Poiché essi, proprio come la maggior parte delle persone, non concepiscono l’amore se non come un dare e avere, un negozio, uno scambio, un investimento reciproco.

Amore: la differenza tra uomo e animale

È significativo notare come tale atteggiamento amoroso sia lo stesso adottato anche dagli animali

La femmina di scarabeo così come quella del gorilla si accoppia sempre con il maschio più forte. Il loro comportamento amoroso risulta invariabilmente guidato dal binario dell’istinto e del calcolo.

Ma è proprio qui che Gesù segna un confine.

Egli distingue con forza la natura dell’uomo da quella animale. Ci insegna che per essere felici non basta seguire il binario prefissato dall’istinto. In psicanalisi, Lacan esprime lo stesso concetto dichiarando che l’uomo è stato esiliato dal sesso.

Ma per tornare al Vangelo, tale distinzione viene espressa anche dalla celebre esclamazione: “Vi farò pescatori di uomini”

Ti credo di concentrarti a fondo su questa espressione: “Vi farò pescatori di uomini”.

Nessun pesce vuole essere pescato, giusto? Allora chiediamoci perché ciò che uccide il pesce, salva l’uomo? Riusciamo a vedere che noi uomini a differenza degli animali, per non soffrire, abbiamo bisogno di trascendere la dimensione in cui siamo stati posti?

Lo stesso concetto viene espresso in un’altra frase di Gesù: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli i loro nidi, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”.

Queste parabole vogliono dirci che mentre l’animale trova una sua pace, un’armonia nella tana dell’istinto, nella dimensione in cui è stato gettato, l’essere umano invece è mosso da un’inquietudine che in realtà è la voce della chiamata a trascendere.

Tale verità umana coinvolge naturalmente anche la sfera dell’Amore.

Essere amati per la scintilla divina che brilla dentro di noi

Dobbiamo poter accedere a un amore più profondo, più evoluto. Abbiamo bisogno di essere pescati dall’amo del Sé profondo per esser tratti fuori dal lago dell’amore egoico.

È quindi di fondamentale importanza comprendere come l’amore derivante dal fatto di essere belli, ricchi e giovani non ci basterà mai, non ci darà mai la vera pace.

Perché ognuno di noi, anche se forse non se ne rende conto, ha bisogno di essere amato per qualcosa che non sia effimero come la bellezza o la ricchezza, che oggi ci sono e domani potrebbero essere già svanite, ma per qualcosa di immutabile e autentico.

Abbiamo bisogno di essere amati per l’Essere profondo che brilla in ognuno di noi.

Abbiamo tremendamente bisogno che qualcuno riesca a intravedere la bellezza, il valore della nostra anima.

L’Amore universale

Ma se è vero che abbiamo bisogno di essere amati non come un titolo di borsa che sale e scende a seconda della nostra età, della nostra bellezza, dei nostri soldi. Se vogliamo davvero essere amati per quella scintilla di divinità che c’è in ognuno di noi, se vogliamo essere amati in modo più profondo, dobbiamo accettare l’idea – che è sconvolgente per la nostra società – di un amore che superi quella che si chiama la specialezza.

Quello che voglio dire è che se possiamo contattare l’altro al di là degli aspetti corporei e possiamo entrarci in contatto attraverso il Sé profondo che condividiamo tutti noi nella stessa misura, che illumina le nostre vite allo stesso modo, allora possiamo superare la soggezione dalla distanzialità e abbracciare una dimensione di pace.

E possiamo davvero cominciare a sfiorare l’idea di un amore universale.

Era questo che voleva insegnarci il primo comandamento di Gesù.

E noi siamo lontanissimi da questo amore. Io credo che al momento il grosso della società non sia ancora pronto per poter interiorizzare, per poter concepire questo tipo di messaggi.

Però sono sicuro che accanto a un’evoluzione genetica, culturale, tecnologica, ci sia anche una evoluzione spirituale, psicologica.

E quindi sono sicuro che arriveremo, ci avvicineremo sempre di più alla possibilità di comprendere a fondo le parole di un avatar come Gesù.

Certo che ad oggi la maggioranza non riesce a scorgere la vera natura dell’amore idolatrico e ha bisogno quindi di rivestirlo di una luce spirituale. Lo immagina come un’esperienza unica e irripetibile, fatale, quasi mistica.

Ma in tale tipo di esperienze, prima o poi, alle prove della vita, il mostro dell’Ego non potrà non palesarsi in tutta la sua bruttezza e potenza distruttiva.

Da un punto di vista terapeutico poi è molto utile notare che la nostra mente, anche quando si confronta dolorosamente, anche quando va a cozzare con il fallimento di tale approccio amoroso, racconta a sé stessa che ad essere sbagliata non è la concezione di amore adottata fino a quel momento, ma la scelta del partner.

Allora se il coraggio, le energie, gli anni, anche i soldi in qualche modo lo permettono, si cambia tutto per non cambiare niente.

Si cambia il partner.

Si entra in un altro amore idolatrico, egoico e narcisistico basato sullo stesso identico circolo di idealizzazione e delusione.

Penso sia davvero importante comprendere che l’amore idolatrico altro non è che narcisismo vissuto per interposta persona, vissuto di rimbalzo.

In un meccanismo di questo tipo, infatti, il soggetto unendosi sentimentalmente e sessualmente a una persona idealizzata, realizza per sé stesso una forma di grandiosità. Naturalmente, se io entro in una relazione di questo tipo, vivo una dimensione di completa mancanza di autenticità perché non riesco a vedere l’altro per come è, ma lo vedo per come ho bisogno che egli sia.

E tra l’altro comincio anche a manipolarlo, in modo tale da farlo corrispondere all’ideale che io ho proiettato su di lui.

Ci rendiamo conto della perversione di questo tipo di meccanismi. E cerchiamo anche di vedere come l’atteggiamento idolatrico di colui che si focalizzi su una parte a discapito del tutto, nasca a partire dalla falsa convinzione, assunta durante un’infanzia infelice, di non poter essere accolti dal mondo, dall’universo.

Questo tipo di distorsione dolorosa porta l’individuo a credere che l’unica forma di salvezza possibile per lui consista nel possedere e controllare un’altra persona, una persona speciale su cui abbia proiettato le sue pressanti esigenze di salvezza.

Ricordiamo anche come l’unico modo per trascendere la morte e la perdita di significato a essa associata sia proprio seguire quel primo comandamento insegnatoci da Gesù.

Quando Geù ci dice “Ama il prossimo tuo come te stesso e avrai la vita eterna” non ci sta dicendo che se ci comporteremo bene poi avremo un premio.

Ci sta dicendo che l’unico modo di trascendere la morte individuale consiste nel poterci identificare in qualcosa di più grande del nostro piccolo Io, del nostro piccolo Ego.

È chiaro che se io posso amare gli altri come me stesso, la morte svanisce.

Se io non mi identifico più nell’onda ma nell’oceano, ho superato la morte.

Ma quando invece poniamo una relazione speciale al di sopra di tutto il resto, non stiamo forse in quel momento abbracciando la separazione, l’ego e quindi in definitiva la morte?

Non stiamo forse in quel momento rinunciando a qualsiasi forma possibile di spiritualità?

Ecco, tali ragionamento ci aiutano a comprendere come l’amore idolatrico sia il riflesso della credenza più o meno consapevole nel primato della morte, del non senso e del nichilismo.

Quello che voglio dire in conclusione è che anche se molti non sono giunti a comprenderlo, ognuno di noi ha estremo bisogno di trovare quella via, quel varco per trascendere il proprio piccolo io, il proprio piccolo ego limitato e mortale.

Il pericolo più grande dell’amore idolatrico è quello di inibire, di abolire questa ricerca di spiritualità senza la quale nessun amore può trovare il suo senso più profondo e autentico.

 

Vi ricordo che è possibile partecipare a dei gruppi di psicoterapia e di crescita personale sia online sia in presenza qui nel centro di psicologia e psicoterapia Il Filo di Arianna, a Roma Prati, prenotando un appuntamento tramite un messaggio whatsapp al  3926560624

Grazie dell’ascolto, vi auguro una buona giornata.

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