Le relazioni profonde, le relazioni intime rappresentano sempre un bivio tra inferno e paradiso. In esse si gioca gran parte del nostro destino esistenziale ed è quindi di fondamentale importanza per la nostra salute mentale e per la nostra realizzazione personale saperle vivere ad occhi aperti.

In questo video, mi focalizzerò in particolare sulle relazioni intime che nascono in campo amoroso e amicale, poiché le dinamiche dell’intimità familiare obbediscono a leggi di tipo diverso.

Intimità: rimanere nudi senza nascondere le proprie ferite

Iniziamo con una definizione: intimità vuol dire rimanere nudi, simbolicamente nudi l’uno di fronte all’altro, senza nascondere le proprie ferite interiori, lasciare che le mie ferite entrino in contatto con le tue.

Vuol dire percepire le ferite dell’altro attraverso le proprie e vedere le proprie attraverso quelle dell’altro.

Se consideriamo che il senso stesso della vita risiede nella cura del nostro mondo interiore e delle nostre ferite e che ognuno di noi non può percepire le proprie ferite se non attraverso lo specchio della relazione profonda con l’altro, capiamo bene perché la relazione intima sia così importante per la nostra vita.

Le quattro fasi delle relazioni intime

Nelle relazioni intime individuo quattro fasi che potremmo denominare come segue:

  1. la maschera dell’idealizzazione
  2. la caduta della maschera
  3. la crisi dell’intimità
  4. il bivio tra la possibilità de fallimento relazionale e la crescita spirituale

L’idealizzazione

Cominciamo col dire che nell’intimità ci si arriva per gradi, col tempo.

All’inizio di una relazione, infatti, nessuno mostra apertamente all’altro le proprie ferite. Anzi, nelle prime fasi di corteggiamento e innamoramento (questo vale anche in campo amicale), quello che viene mostrato è il contrario della ferita.

Ciò che si mostra rappresenta la sovrastruttura che l’individuo che ha costruito per ipercompensare le proprie mancanze. In questa prima fase di luna di miele caratterizzata da eccitazione ed euforia, la relazione non è intima ma idealizzata.

La caduta della maschera

Tali traballanti endoscheletri emotivi però non reggono se non per una parata passeggera. Poi a un certo punto, i diversi cerotti, bene e armature cominciano a crollare.

La crisi dell’intimità

Le ferite emergono alla luce ed ecco che si entra nella fase della crisi dell’intimità.

La crisi è determinata proprio dal fatto che le diverse ferite che emergono contengono sempre un aspetto di dolore, di difficoltà comunicativa e di bruttura dell’essere. Può essere davvero illuminante comprendere che così come – su un piano concreto – le diverse ferite, cicatrici e ustioni possono compromettere le bellezze del corpo fisico e arrivare in alcuni casi anche a compromettere il buon funzionamento della parte offesa, allo stesso modo, nel corpo sottile del nostro animo, le ferite emotivi si manifestano invariabilmente come una bruttura e un malfunzionamento del modo di essere e del comportamento della persona.

L’Ego, depositato di traumi e ferite

A questo punto può essere utile utilizzare un piccolo schema che metto in gioco a volta anche nelle terapia di coppia epr far capire questo tipo di dinamiche. Possiamo rappersentare i due membri della coppia con due cerchi, due mandala come faceva Jung.

Ecco, dobbiamo considerare che in ogni persona – a meno che non sia davvero un Avatar illuminato – esiste sempre un Ego. In alcune persone può essere più piccolo, in altre più pesante e denso.

Questo cerchio nero rappresenta l’Ego che è il centro della sofferenza umana perché consiste nel depositato di tutti i traumi e di tutte le ferite della nostra vita. Quindi appena l’Ego viene sfiorato, viene attivato, chiaramente ciò che emerge con il riaprirsi delle ferite interiori è il dolore.

Ma il dolore genera la paura e a questo punto, la paura innesca – come in una reazione chimica – il pattern attacco-fuga.

Allora, a questo punto, la persona quasi sempre, quando viene attivata nel proprio Ego, genera un attacco che nella maggior parte dei casi, va ad attivare l’Ego del partner, il quale è attraversato anch’esso dalle stesse emozioni: dolore, paura, rabbia, chiusura.

Capite bene che a questo punto è quasi automatico il fatto di innescare un circolo vizioso, un’escalation di dolore e sofferenza. Questa condizione porta verso le manifestazioni più dolorose, distruttive e oscure della vita umana.

Essere posseduti dall’Ego: la violenza emotiva e fisica contro l’altro

Nell’escalation di violenza e dolore, il soggetto perde la propria presenza, non è più presente a sé stesso.

Perde la capacità di riflettere e di scegliere ed è posseduto dal proprio Ego.

In tale stato, ogni membro della coppia vuole risolvere il problema con un’operazione fondamentalmente violenta e concreta rivolta verso l’esterno.

Il soggetto porta soltanto di portare l’altro a soddisfare i bisogni distorti del proprio Ego. E per raggiungere tale folle obiettivo è disposto a usare diversi gradi di violenza emotiva e fisica.

Se tale tentativo fallisce, passa poi alla chiusura, alla fuga e addirittura a volte alla vendetta.

Rispondere all’Ego con l’anima: la reazione della persona consapevole

Ma sussiste un’altra possibilità, che rimane però appannaggio delle persone più illuminate e consapevoli.

Quando nell’altro, per un qualsiasi motivo si aprono delle ferite – magari perché attivato da un qualche stimolo che lo mette in contatto con i traumi della sua infanzia – la persona consapevole, invece di entrare in simmetria, rispondendo all’Ego con l’Ego, è in grado di rispondere all’Ego con l’Anima.

Tale risposta consapevole dissolve le figure tenebrose dell’Ego e traghetta la relazione verso la pace e la serenità. Tale risposta animica non prende di mira l’altro ma è rivolta verso la cura del proprio sé.

L’individuo consapevole e spiritualmente evoluto comprende che la rabbia e l’aggressività dell’altro non sono che paura e fragilità e tale consapevolezza riesce a convertire in lui la rabbia e il risentimento in compassione per la persona posseduta del proprio Ego.

Comprende anche che una persona che abbia trasceso il proprio Ego, non può subire e non subisce attacchi dall’Ego altrui.

Comprende che non può passare la vita consumandosi nella vana illusione di estirpare l’Ego altrui.

Comprende in altre parole che non può cambiare l’altro e che gli unici risultati reali in tale campo sono quelli che si raggiungono in relazione alla cura del proprio mondo interiore.

 

Non si concentra quindi sulla pagliuzza dell’occhio dell’altro, ma sulla propria trave, come diceva Gesù. Comprende che l’unica pace possibile consiste nel dissolvere il demone del proprio Ego.

Il dono del perdono

La persona consapevole è giunta a ribaltare completamente le dinamiche di potere poiché vede bene come la violenza non sia altro che debolezza e fragilità e comprende come al contrario la non reazione e il perdono siano la vera forza.

Riesce a scorgere nella crisi una prova per accedere a una maggiore evoluzione spirituale.

Comprende che la crisi dell’intimità rappresenta una varco privilegiato per contattare e quindi dissolvere i traumi del proprio passato.

La persona consapevole sa anche dire dei no di qualità, può mettere dei confini alla distruttività dell’altro con fermezza, ma senza farsi possedere dal demone spaventato e rabbioso del proprio Corpo di dolore.

La persona consapevole sa, infine, che non ci può essere intimità senza il per-dono, e che tale perdono rappresenta il dono animico più prezioso che si possa offrire all’altro e a sé stessi.

 

Dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta Roma Prati

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