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In questo video vi dimostro come Gesù, più di duemila anni fa, avesse già predetto, attraverso delle immagini, tutti i nuclei fondamentali della psicoanalisi.

Questo è davvero impressionante.

Si stenta a credere che un positivista come Freud, il padre della psicoanalisi, abbia detto di Dostoevskij che se non fosse stato affetto da una grave epilessia, sarebbe stato come Gesù un essere in grado di condurre la terra per mano.

Dostoevskij, che ha dedicato tutta la sua vita alla figura di Gesù, ha affermato che secondo lui la prova dell’esistenza di Dio consisterebbe nella bellezza stessa del Vangelo. Per il grande romanziere, frasi così sintetiche, semplici e perfette, che condensino significati così potenti non possono costituire il prodotto di una mera intelligenza umana.

In effetti, nel discorso della missione – che stiamo per leggere – è come se in semplice frasi fosse espressa tutta l’essenza di tutti i fiumi d’inchiostro prodotti dalla nascita della psicoanalisi fino ad oggi.

Il discorso della Missione: i discepoli come terapeuti

Allora, iniziamo a leggere questo passo del Vangelo di Marco e poi a mano a mano lo interpretiamo insieme.

“Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e di infermità”.

Allora, innanzitutto qui possiamo soffermarci sul numero dodici.

Questo raggruppamento di persone, con questo numero, è in grado di contattare una mente di gruppo ovvero una dimensione in cui l’individuo trascende la propria piccola intelligenza per prendere parte a un’intelligenza più ampia, che possa vedere più in là.

Vediamo poi che Gesù dà loro la possibilità di scacciare gli spiriti immondi. Spirito va inteso anche come pensiero, modo di essere. E immondo sappiamo che vuole dire sporco.

Quindi poter fare un’igiene mentale, poter ripulire la mente delle persone da eventuali traumi, false convinzioni, schemi disadattivi è esattamente quello che fa il terapeuta.

Oltre al fatto di guarire diverse malattie e infermità. Sappiamo bene che ci sono malattie mentali come la depressione e la schizofrenia, ma sappiamo anche che diverse malattie organiche sono legate alla psiche, parliamo di disturbi psicosomatici, in cui quel che accede nel corpo è strettamente connesso a quel che accade nella mentre.

Poi continua.

“Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti”

Vediamo come i discepoli, esattamente come i terapeuti, prima di poter aiutare le persone, devono essere istruiti. Ognuno di noi ovviamente a parte la laurea ha fatto proprio un tirocinio, una specializzazione, è stato istruito. Qui Gesù è una specie di maestro dei maestri, un supervisore che istruisce e aiuta questi discepoli che dovranno a loro volta diventare dei maestri e aiutare altre persone.

Le pecore perdute e il percorso verso la consapevolezza

“E li istruì così: non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani. Rivolgetevi piuttosto alla pecore perdute della casa di Israele”.

Vediamo come qui Gesù istruisca i discepoli su un punto centrale dell’esperienza terapeutica.

Ogni analista sa infatti che le uniche persone che siano in grado di entrare e partecipare a un percorso di consapevolezza siano in effetti le pecore perdute. Perché coloro che sono troppo aggrappati a delle false certezze, ai propri schemi disadattivi e patologici, non possono ancora far posto a una nuova visione delle cose.

Solo coloro che sono perduti, coloro che sono entrati nella crisi, che hanno messo in discussione il proprio io e il proprio Ego, coloro che sono caduti da cavallo sono pronti ad accogliere un’altra possibilità, un altro modo di essere.

Il regno dei Cieli è vicino: il nostro mondo interiore

“E strada facendo predicate che il regno dei cieli è vicino”.

Ed è esattamente questo che il terapeuta fa. Il regno dei cieli, in altri passaggi Gesù spiega chiaramente che non si trova in qualche luogo geografico o nel cielo. Spiega chiaramente che e è una metafora e dice che il regno dei cieli è qualcosa che è dentro di noi.

Gesù sta parlando del mondo interiore, che è sempre vicino.

In realtà, il regno dei cieli, vale a dire il mondo interiore, il mondo spirituale, è la cosa più vicina di tutte. Eppure se non c’è qualcuno che funge da varco e te lo fa vedere, questa cosa così vicina ed essenziale è come se non ci fosse, non abbiamo occhi per vederla. Allora c’è qualcuno che deve dirti che il regno dei cieli è vicino, vicinissimo, è la cosa più vicina che c’è, è dentro di te, è il tuo mondo interiore.

Scacciare i demoni e guarire dal disagio mentale

“Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanati i lebbrosi, cacciate i demoni”.

Quindi vediamo che i discepoli sono mandati proprio a curare il malessere, a cacciare i demoni. Ad oggi, anche attraverso il pensiero di Eckart Tolle, grandissimo maestro spirituale, autore de “Il potere di Adesso”, sappiamo che determinati disagi mentali assomigliano moltissimo a dei demoni.

Sono come funzioni mentali, schemi che agiscono al posto della presenza, al posto della consapevolezza. La persona a volte, quando è preda di un pattern attacco-fuga e quindi è dominato dalla propria rabbia, fa cose di cui poi si pente, in cui non si riconosce.

In quel momento la persona non c’è più, è come se fosse posseduta.

Sappiamo anche che l’opera del terapeuta aiuta a curare o prevenire malattie organiche, compreso anche il cancro, ad esempio.

Risuscitare i morti: il terapeuta riporta la persona a nuova vita

Per quanto riguarda l’espressione “risuscitate i morti”, mi rendo conto di quanto questo sia un elemento delicato. Ma dobbiamo riflettere sul fatto che non basta alzarsi la mattina, andare a lavoro, camminare e respirare per essere vivi.

Sì, da un punto di vista biologico possiamo dire di esserlo.

Ma quando viviamo all’interno di un ingranaggio, all’interno di una reiterazione cieca, quando viviamo come automi, quando viviamo di automatismi e siamo lontani dal nostro vero Sé, dal punto di vista umano questo non è vita.

Una persona che sia affetta da una grave depressione maggiore, dal punto di vista biologico, medico è viva.

Ma spiritualmente non c’è.

In tal senso, il terapeuta è chiamato a risuscitare le persone. È chiamato a riportarle a una nuova vita.

La missione del terapeuta: gratuitamente dare

Poi dice questa frase molto importante: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Il terapeuta non può fare questo lavoro per soldi. Il terapeuta fa questo lavoro perché a sua volta è stato male, è entrato negli inferi e ne è uscito quindi può fare da guida, come uno shamano.

Il terapeuta deve incontrare il disagio e deve fare psicoterapia, una psicoterapia profonda. Il terapeuta è stato aiutato e a sua volta aiuta.

E tutto ciò è fatto in modo gratuito.

Un grande artista, non so Jimi Hendrix, non credo suonasse la chitarra per soldi. Non avrebbe prodotto nulla di significativo, lo faceva gratuitamente. Poi i soldi possono arrivare…

Questo è espresso nell’altra formula di Gesù: “Cerca il regno di Dio e tutto il resto ti verrà dato in sovrappiù”. Non esistono persone consapevoli povere o che abbiano difficoltà economiche. La consapevolezza, il fatto di entrare in contatto con il nostro mondo interiore ci mette al riparo dalle difficoltà economiche, però quella è una conseguenza.

“Non procuratevi oro né argento né moneta di rame nelle vostre cinture. Né bisaccia da viaggio, né due tuniche né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento”

Qui Gesù torna sul tema del compenso per precisare che il discepolo, come anche il terapeuta, ha diritto a un suo nutrimento, a un suo sostentamento. Ma non è per ricevere questa ricompensa che fa il proprio lavoro. La motivazione che lo spinge non è il compenso economico altrimenti non sarebbe efficace nella sua opera.

Il terapeuta deve essere mosso da qualcosa di più profondo.

Il terapeuta lavora con il proprio essere

E poi quando dice non portatevi tuniche, sandali, bastone cosa vuole dire Gesù.

Una cosa essenziale: così come in una stanza di terapia come questa non ci sono strumentazioni – come accade invece in una sala operatoria, è tutto pieno di strumenti perché lì si agisce sulla materia, sul corpo. Invece il terapeuta non ha bisogno di apparecchiature come il dentista (il trapano, le luci).

Il terapeuta lavora con il proprio essere, con ciò che è, non ha bisogno di altri strumenti.

È bellissimo questo, è verissimo.

“In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna e lì rimanete fino alla vostra partenza”

Qui ancora per degno si intende una persona che è pronta per fare questo percorso.

Portare la pace e non lasciarsi contaminare

“Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa. Ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi”.

La casa sappiamo che va intesa anche come la struttura dell’Io. Quindi il terapeuta entra nella vita, nella mente del paziente. Se viene accolto, ma non accolto il terapeuta ma accolto diciamo il messaggio di profondità che il terapeuta porta, e qual è questo messaggio?

Semplicemente il fatto di poter passare da una visione solamente concreta delle cose a una visione rivolta di 180°, a una visione che consideri il mondo interiore.

Se questo messaggio è accolto, certamente ci sarà pace.

“Ma se non viene accolto, la pace torni in voi”.

Cioè se il terapeuta non viene accolto dal paziente, se il demone è troppo forte, è bene che il terapeuta non perda la sua consapevolezza e la sua pace. Anche questo viene insegnato, è un insegnamento fondamentale. È chiaro che il terapeuta non esperto può essere in qualche modo contaminato dal corpo di dolore, dalla paranoia, dalla depressione, dalla tristezza.

Invece quando il terapeuta non riesce a portare questa consapevolezza e questa pace, è bene che lui non la perda.

“Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri sandali”.

Si è molto discusso sul significato di questo passaggio così celebre. E io crede che finché non uniamo le conoscenze psicoanalitiche all’esegesi del Vangelo, facciamo fatica a cogliere alcuni significati perché nelle interpretazioni classiche questo scuotere i sandali viene visto come un segnalare un certo confine.

Mentre invece da un punto di vista analitico questa manovra è ben chiara.

Se io non riesco ad aiutarti, non riesco a dissolvere i tuoi demoni, però allora non me li porto dietro, ma scuoto la polvere dai miei sandali, non mi lascio contaminare dalle tue false e patologiche credenze interiori ma rimango pulito, rimango in pace.

“In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sodoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città”.

Anche qui non va visto come una punizione, tu non mi ha accolto e quindi verrà punito, assolutamente no. È una conseguenza naturale. Se il messaggio che ti invita a prenderti cura del tuo mondo interiore non viene accolto, questo non potrà che generare sofferenza.

Il terapeuta come una pecora in mezzo ai pazienti/lupi

“Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi”.

Bellissimo questo. Perché il terapeuta è come una pecora che cammina in mezzo ai lupi? Perché il paziente è sempre in qualche modo un lupo. La persona sofferente è stata ferita da un trauma quindi prova paura e rabbia.

L’aggressività è sempre paura, insicurezza.

E il terapeuta come una pecora non risponde alla paura e alla rabbia con altrettanta paura e rabbia, ma risponde con la pace e la serenità. Il paziente porta il proprio Ego e il terapeuta è chiamato a rispondere con l’anima.

Quindi ecco spiegato il passaggio del terapeuta che è come una pecora con i lupi.

Tante volte in terapia vedo che le persone si arrabbiano con me. Sono inconsapevoli, stanno proiettando su di me delle figure genitoriali magari difficili o deficitarie e io come una pecora cerco di farle uscire dal loro trauma, dal loro transfert.

Quindi i pazienti sono sempre un po’ lupi.

La cautela del terapeuta

E poi conclude con questa frase incredibile.

“Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”.

Cosa vuole dirci questa ultima raccomandazione di Gesù?

Dobbiamo tenere presente che il terapeuta deve prendersi cura della pecore smarrite abbiamo detto, quindi a volte anche i narcisisti, le personalità borderline o istrioniche. Immaginiamo che questi sono individui che, loro malgrado, senza averne colpa, per adattarsi a una famiglia gravemente deficitaria hanno assunto in sé stessi degli schemi estremamente manipolatori e seduttivi.

Quindi si capisce che il terapeuta deve essere prudente, non può permettersi di rimanere impigliato all’interno di queste trappole mentali. Ma contemporaneamente il terapeuta resta semplice come una colomba.

Per capire il senso di questa semplicità dobbiamo ripensare alla parabola dell’occhio semplice che rende luminoso tutto il corpo. Perché l’occhio semplice e il corpo luminoso?

Perché è l’occhio che vede le cose per come sono, senza aggiungervi elementi di paranoia, senza aggiungervi il contributo delle proprie ferite interiori che lo porterebbero a interpretare le cose aggiungendovi dell’altro. Il terapeuta deve rimanere neutrale, semplice, senza apportare nella scena delle proprie false credenze.

La cura dell’uomo è Una

Voglio concludere con un’ultima riflessione.

È davvero impressionante vedere come Gesù più di duemila anni fa attraverso delle immagini, delle parabole avesse descritto perfettamente tutti i nuclei della psicoanalisi. Questo deve farci riflettere. Dobbiamo cominciare a comprendere come la cura dell’uomo sia una e poi attraversi le diverse tradizioni orientali, l’induismo, il buddhismo, la psicoanalisi, la filosofia, l’arte.

Dobbiamo comprendere come la consapevolezza si sta evolvendo, deve necessariamente evolversi spostandosi dalla frammentazione verso l’universalità, dal dualismo verso l’Uno.

 

Dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta Roma Prati

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